Mexico… arriba, arriba!
Pierre Gasly:
“È arrivato il Messico! L’anno scorso, spostandomi in elicottero per visitare una factory della Honda, sono rimasto impressionato nel vedere l’enorme area in cui si estende Città del Messico: è uno spettacolo incredibile, sembra non finire mai. Il giorno in cui arrivi avverti di essere ad alta quota, ma dopo ti abitui. L’altitudine ha un effetto maggiore sulle auto rispetto che sui piloti. Noi possiamo prepararci e allenarci, ma per il motore è complicato, così come per il raffreddamento dei freni. E c’è meno carico aerodinamico, quindi l’auto ne soffre più di noi. Pur avendo un assetto ad alto carico aerodinamico avremo meno aderenza, proprio perché l’aria è meno densa e l’effetto aerodinamico è ridotto. Può sembrare strano: avremo massima incidenza d’ala al posteriore, ma una sensazione di guida molto diversa da quello che ci si potrebbe aspettare. Andare veloci sul rettilineo è sempre bello, mi entusiasma. Durante la gara, credo vedremo le velocità di punta più alte di tutto l’anno. A parte questi aspetti tecnici, l’intero weekend ci regalerà un’atmosfera straordinaria. Ricordo l’anno scorso, durante la Drivers’ Parade, ero in macchina alle spalle di Sergio Perez ed è stato incredibile. Non credo di aver mai sentito così tanto supporto per un pilota, con le persone che applaudivano e urlavano. Era pazzesco. C’è una grande partecipazione su tutta la pista, ma la zona dello stadio è impressionante, con così tante persone che iniziano a urlare e ti fanno venire la pelle d’oca. Il tracciato ha molte curve lente, ma la sezione delle esse – nella parte centrale del circuito – è quella che preferisco, è la più veloce e mi piace molto. Durante la gara ci si può trovare bloccati nel traffico, specialmente alla prima curva. Non ho mai avuto particolare fortuna in Messico, perché ho dovuto scontare delle penalità per la sostituzione del motore che mi hanno fatto partire indietro in griglia. Anche se l’anno scorso, pur partendo dalle retrovie, sono riuscito a tagliare il traguardo in decima posizione e segnare un punto.”
Daniil Kvyat:
La prima volta che sono andato in Messico sono rimasto colpito da due cose: il tracciato e il pubblico. Due settimane fa eravamo in Giappone e anche lì i fan sono speciali, ma in Messico è qualcosa di diverso. Quando passi dalla sezione dello stadio, durante la Drivers’ Parade, e senti l’urlo della folla, la sensazione è indescrivibile: tutti fanno il tifo, c’è un’atmosfera fantastica. Il tracciato è composto principalmente da curve lente in cui serve tutta la sterzata del volante. Il layout è piuttosto tecnico, ci sono alcune chicane a media velocità e la parte finale è un po’ più scorrevole, con curve più veloci e il lungo rettilineo principale. La cosa importante è che regala gare emozionanti ed è ciò che conta alla fine. Se viene fuori una bella gara, significa che la pista va bene e noi piloti dobbiamo cercare solo il limite in ogni curva. L’aria sottile in quota ha un effetto sia sulla PU che sull’aerodinamica, poiché c’è meno resistenza. Questo vuol dire che raggiungeremo velocità di punta molto alte, pur girando con grande carico aerodinamico. Ricordo la mia prima volta in Messico: appena arrivato ho sentito un po’ l’altitudine, ci si sente scarichi i primi due giorni, ma poi ci si abitua. Sarebbe bello potersi allenare in quota, ma non abbiamo mai tempo, perché questa parte della stagione è molto impegnativa, con molti viaggi e lunghi voli. Nel complesso, è un bel fine settimana. Ho dei bei ricordi legati a questa pista, un paio d’anni fa ho anche ottenuto un quarto posto. A Città del Messico, tra l’altro, organizziamo una delle nostre consuete cene di squadra, mentre ci avviamo alla fase finale della stagione. Ed è bello che tutti si riuniscano in un ambiente più rilassato rispetto a quanto si possa fare in pista”.
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