13 Novembre 2024

Sergio Davì, il viaggiatore in gommone, che sceglie i fuoribordo Suzuki

  • Ocean to Ocean RIB Adventure, Ice RIB Challenge, Ocean RIB Experience, Nordkapp RIB Mission. Sono 27.000 le miglia nautiche finora navigate da Sergio Davì
  • Da 10 anni il comandante Davì si affida ai fuoribordo Suzuki per i suoi raid.
  • Suzuki a tu per tu con Sergio Davì dopo l’Ocean to Ocean RIB Adventure: la storia, le emozioni, i sogni!

 Sergio Davì ha da poco concluso la Ocean to Ocean RIB Adventure da Palermo a Los Angeles, più di cinque mesi vissuti a bordo del Prince 38, RIB di Nuova Jolly che, spinto da una coppia di fuoribordo Suzuki DF300B ha completato l’impresa nel periodo dal 15 dicembre 2021 al 23 maggio 2022 –

 Una rotta così impegnativa non è un gioco, e Sergio Davì lo sa bene perché di raid in gommone con Suzuki da migliaia di miglia ne ha organizzati e conclusi diversi!

  • Nordkapp RIB Mission nel 2012 – 4.000 mn da Palermo al Circolo Polare Artico;
  • Ocean RIB Experience nel 2017 – 4.300 mn da Palermo a Recife;
  • Ice RIB Challenge nel 2019 – 7.000 mn da Palermo a New York;
  • Ocean to Ocean RIB Adventure nel 2021 – 10.000 mn da Palermo a Los Angeles.

 Sergio Davì ha scelto di essere accompagnato nei suoi Raid da Suzuki e si è affidato alla tecnologia “The ultimate Outboard Motor” dei suoi fuoribordo.

Suzuki DF150A, Suzuki DF200AP, Suzuki DF350A, Suzuki DF300B sono i modelli che hanno subito un vero stress test impegnandosi in circa 27.000 miglia nautiche, 3.000 in più della distanza necessaria per compiere il giro del mondo in barca (Vendee Globe, 24.300 mn), e senza mai perdere un colpo.

 “Ho scelto Suzuki per i miei raid perché sono motori affidabili, fuoribordo leggeri e compatti, dai bassi consumi, sviluppati per essere motori a basso impatto ambientale – ci ha detto Davì, incontrato al suo rientro in Italia -. La loro performante coppia, oltre alla potenza, è stato un altro importante fattore che mi ha fatto scegliere Suzuki! Sapevo che in alcuni momenti il mio RIB avrebbe navigato appesantito da tutto quello che c’era a bordo, soprattutto dal carburante, e avere quei V6 da 4.4 litri, dotati del sistema a doppia elica controrotante, a spingere in acqua il mio gommone, mi ha agevolato non poco, ne sono pienamente soddisfatto.”

 Per affrontare una navigazione così varia e impegnativa, ci vuole innanzitutto un’attenta programmazione di una moltitudine di aspetti fondamentali, come: i calcoli dei consumi per non rimanere a secco tra una tappa e l’altra; la consultazione e previsioni del meteo, la giusta quantità di scorte di cibo da avere sempre a bordo; programmare la manutenzione da effettuare durante la rotta; prepararsi a tutte quelle eventualità che possono accadere in questo genere di navigazioni. E il Comandante Sergio Davì in questo è un campione!

 Il viaggio però non è solo navigazione: quello che più conta è l’aspetto umano che sta dietro l’avventura, perché lasciarsi alle spalle la propria vita di ogni giorno, gli affetti, la casa con le sue comodità, sono le fatiche più difficili da affrontare.

 “Il periodo delle vacanze natalizie mi ha segnato un po’ in termini di emozioni e stati d’animo – ha spiegato Davì – navigare durante le festività e pensare a mia moglie, mio figlio, ai miei cari che erano tutti a casa, mi ha dato senza dubbio tanta nostalgia. Naturalmente mi mancavano anche le mie cose quotidiane: il mio riposo sul divano mentre guardo un film, la comodità di casa mentre mangio un piatto di pasta… Tutte cose che però vengono compensate dalle soddisfazioni ricevute durante la navigazione”.

 Certo, perché oltre al fisico bisogna curare anche l’aspetto psicologico che può compromettere l’intera operazione.

La fatica psicologica è per molti versi più gravosa di quella fisica. Pertanto – continua Davì – cercavo di mantenere sempre la mente fresca e lucida, impegnandomi a gestire al meglio la stanchezza mentale. Solo in questo modo si può gestire di conseguenza anche quella fisica. Quando ero a terra, ad esempio, mi concedevo delle lunghe camminate per smaltire psicologicamente il peso delle lunghe ore trascorse a bordo”.

 Lo stress fisico invece come si combatte?

Recupero le fatiche fisiche distaccandomi da quello che sto facendo e pensando ad altro. Riposando ovviamente in hotel, ma soprattutto cercando di rilassarmi quanto più possibile, per recuperare le forze per affrontare al meglio la tappa successiva”.

 A terra ci si può concedere un po’ di relax, durante la navigazione, invece, come quella di 6 giorni ininterrotti della traversata oceanica, come si vive?

Durante navigazioni così lunghe mi passa davanti l’intera vita. Penso tantissimo al passato ma anche al futuro. Immagino gli atterraggi nei vari porti e come possano essere i posti in cui approderò, la gente che incontrerò, le esperienze che vivrò. Mi tengo anche molto impegnato attraverso il monitoraggio delle strumentazioni per il controllo della rotta e dei consumi e infine ascolto la musica”.

Dal punto di vista più squisitamente tecnico, qual è stata la preoccupazione maggiore durante l’ultima avventura?

Sicuramente è stata quella di tenere sotto controllo tutto e di mantenere il gommone e i motori sempre in sicurezza, controllandone continuamente il corretto funzionamento di ogni cosa”.

 I fuoribordo Suzuki DF300B saranno stati sottoposti a dure sollecitazioni, soprattutto durante la tappa di navigazione più lunga, i sei giorni di navigazione necessari alla traversata da Capo Verde alla Guyana Francese: li hai mai spenti?

Mai, né di giorno né di notte! Anzi, in notturna la velocità di crociera era quasi pari a quella diurna. Solo in alcuni casi riducevo di poco la velocità e attivavo il pilota automatico, ma sostanzialmente non c’è stata tanta differenza tra notte e giorno”.

 Sono stati necessari rabbocchi d’olio ai fuoribordo Suzuki durante la navigazione?

Assolutamente no. Non ho mai rabboccato l’olio durante la navigazione e, cosa importante, non ho mai rabboccato l’olio neanche tra un tagliando e l’altro”.

 Continuiamo a seguire Sergio e le sue avventure, per sognare con lui i prossimi viaggi.