30 Ottobre 2024

Come si crea il salto perfetto per la Rampage 2024


Brendan Fairclough, ex atleta della Mountain Bike World Cup, racconta il cuore della Red Bull Rampage 2024, vissuta in sella alla sua bici gommata Scorpion DH

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Come si crea il salto perfetto per la Rampage 2024
Le regole dell’evento di MTB più spettacolare del mondo sono semplici: scendere da una montagna nel modo più spettacolare possibile arrivando tutto intero.

La Red Bull Rampage è un’emozionante esperienza di mountain bike freeride, dove i migliori atleti del mondo si lanciano giù dalle pareti scoscese delle aride rocce dello Utah. Due gli obiettivi: il primo è ovviamente vincere la gara impressionando la giuria con tremende figure acrobatiche; il secondo… restare interi. Già, perché la Rampage sta crescendo in modo vertiginoso di anno in anno: si disputa dal 2001, l’edizione 2024 è la 18° nella storia, la competizione cresce e i trick diventano sempre più spettacolari.

I rider sono infatti valutati da una giuria di esperti, che considerano la difficoltà della linea di discesa scelta; i trick e le manovre aeree; la fluidità e il controllo dell’azione; lo stile personale e la creatività. Una pressione continua, che tende ad esaltare discese sempre più emozionanti.

Atmosfera spettacolare ricca di insidie
La Red Bull Rampage si svolge ogni anno nel deserto dello Utah, negli Stati Uniti, vicino alla città di Virgin, dove ripidissime rocce sorgono dal paesaggio desertico, dalla calda atmosfera dai sabbiosi toni arancioni. Il terreno è perfetto per le estreme acrobazie dei freerider, che affrontano discese vertiginose su terreni a picco, con rampe spesso superiori ai 45 gradi, salti che superano i 10-20 metri di altezza, con voli spettacolari su canyon, burroni e crepacci.

In più c’è la difficoltà del terreno friabile poiché costituito da rocce, sabbia e ghiaia, che aumenta il livello di difficoltà, poiché le traiettorie possono cambiare improvvisamente a causa della variazione del suolo.

Inventa il tuo percorso
Non è finita. Non ci sono percorsi prefissati come in una gara tradizionale: i rider devono scegliere le proprie linee lungo il fianco della montagna, e per convincere la giuria devono affrontare queste discese con inclinazioni sempre più ripide, inventandosi spettacolari figure acrobatiche.

Questo compito è complicato dal regolamento; ecco le linee guida:

• i rider sono responsabili della costruzione della propria linea di discesa;

• possono essere aiutati da un team di due persone;

• possono creare o modificare le caratteristiche del percorso, con rampe, drop, salti e atterraggi;

• devono lavorare entro i limiti del terreno senza danneggiare l’ambiente;

• possono utilizzare solo strumenti manuali e sacchi di sabbia per rinforzare alcune sezioni e non è consentito alcun attrezzo a motore;

• ogni squadra deve terminare la costruzione entro un periodo di tempo prestabilito.

Vedere per credere
È chiaro: la Red Bull Rampage è una competizione estrema, pericolosa, che va oltre i confini sportivi e mette a dura prova l’abilità, la forza mentale e la capacità fisica dei biker, che mostrano cosa si può fare su una mountain bike. Le loro capacità vanno oltre l’immaginazione: l’unica cosa da fare per capire il livello di questi atleti è guardare i video che li ritraggono in azione.

Vedendo le incredibili discese che compiono viene voglia di conoscerli, di scoprire chi si cela dietro quei caschi, di sapere se anche loro, come noi che semplicemente li guardiamo, hanno brividi di paura quando si buttano a capofitto giù dai picchi dello Utah.

Abbiamo l’opportunità di parlare con Brendan Fairclough ex atleta della Mountain Bike World Cup Downhill con buoni risultati. Oggi si dedica a progetti video e gare freeride per alimentare i suoi contenuti social all’insegna dell’adrenalina. Il suo progetto più grande sono i documentari “Deatgrip 1” e “Deathgrip 2” (prossimamente su Netflix).

Brendan, il freeride ti offre la possibilità di esprimere la tua inventiva, è più appassionante del downhill?
“È stato davvero divertente passare dalla Coppa del mondo di downhill al freeride, sono cose molto diverse. Il background che ho accumulato nelle gare mi aiuta tantissimo nelle discese. Penso che i corridori di coppa abbiano hanno il maggior controllo della bici al mondo, ed è fantastico poter usare questo vantaggio a mio favore nel freeride”.

Vedendo i tuoi video si è sempre colti da grande emozione, perché fai dei trick molto complessi, pericolosi e con figure di fantasia. Prima domanda (con un pizzico di ironia): ma come ti vengono in mente? Seconda domanda: come li prepari?
“Beh, non sono proprio il migliore nel fare i trick, ma ho imparato a farli verso la fine della mia carriera da corridore. Trovo che siano tutti piuttosto difficili e complessi, ma ci metto la testa. Per prepararli guardo principalmente cosa fanno gli altri rider. Sono bravo a imparare dai più esperti, studio i trick che fanno dai loro video e prendo esempio”.

Oltre a essere un grande rider, e battersi sempre per le prime posizioni, Brendan è anche modesto. I suoi punti di forza sono i salti lunghi e le linee molto tecniche. Per rendersi conto delle sue capacità basta vedere qualche su video, come questo, dove letteralmente vola saltando un canyon.

Come avviene la definizione del tuo percorso nella Rampage? Prima trovi la via giusta e poi inventi qualche passaggio speciale?
“Prima devi trovare la linea, la giusta traiettoria della discesa. Analizzi le caratteristiche chiave del percorso, provi a unirle e poi pensi a cosa puoi fare dopo. Solo una volta che hai ben chiari i passaggi e le traiettorie unisci il tutto e pensi alle evoluzioni”.

Come avviene la fase di preparazione del tuo percorso? Ci sono delle difficoltà, a volte trovi dei limiti troppo stretti per realizzare le rampe, per esempio?
“Prima della gara ogni atleta ha da gestire del materiale e del tempo a disposizione per preparare il percorso. La sfida più grande è semplicemente gestire il tuo tempo, valutare il lavoro che devi fare perché devi completarlo nei termini assegnati. La cosa più difficile è assicurarsi di finire tutta la linea, rampe comprese, entro il tempo concesso”.

Per noi che guardiamo la domanda che ci viene in mente subito è: come fa a compiere un trick così complicato senza fatica? Così sembra, perché quando esegui le tue figure sei molto naturale, come per noi quando andiamo al supermercato con la nostra bicicletta. È davvero così naturale per te?
“Sinceramente sono sempre molto rilassato. Magari prima dell’evento sono un pochino teso, nervoso, ma appena indosso il casco e metto su la maschera mi rilasso, so di essere pronto, e durante la competizione passa tutto”.

Il tuo video onboard sono impressionanti per le figure che fai, ma colpisce anche l’audio perché si avverte la tua emozione, a volte ti sentiamo urlare. Ci puoi descrivere cosa provi quando stai per affrontare una figura difficile? Quando sei in volo, per esempio saltando un canyon di 20 metri?
“Non sono teso o altro, solo molto concentrato. Penso solo a cosa devo fare e come farlo, penso alla linea che devo seguire, alla figura, all’atterraggio. A volte urlo, è vero, ma è solo eccitazione che esce dalla mia bocca. Sono contento di aver chiuso il trick e lo sfogo così”.

Visto che spesso affronti delle situazioni molto difficili e anche pericolose, cosa ci puoi dire del rischio?
“Non lascio nulla al caso, capisco i vari scenari e faccio solo quanto ritengo posso essere in grado di fare. Soppeso le cose e prendo tutto in considerazione, penso molto prima e valuto tutti gli scenari, cerco di eliminare quanti più rischi possibile. Per esempio quando realizzo la mia linea cerco di sbarazzarmi delle rocce e rendere tutto il più sicuro possibile. È vero, spesso si vedono passaggi impressionanti, ma i rischi sono sempre assolutamente calcolati, non c’è nulla di azzardato”.

Domanda tecnica. Bici, sospensioni e gomme sono sottoposte a stress che solo ben oltre i limiti naturali, quali sono le tue attenzioni da questo punto di vista?
“Non c’è una mountain bike al mondo progettata per reggere alle sollecitazioni dovute a una discesa della Rampage. La mia bici è una mountain bike da downhill, e io non mi preparo in modo diverso rispetto a qualsiasi altro evento come la coppa del mondo. Ho un meccanico con me che assicura che sia tutto a posto, che la pressione dei pneumatici sia corretta, che le sospensioni abbiano il giusto set up e che tutto sia pronto. Mi fido dei componenti, per cui non è necessario nessun accorgimento extra”.

Nota tecnica
Sulla sua bici Brendan usa le Pirelli “Scorpion DH T” e “Scorpion DH M”, l’anteriore da 29” pollici e la posteriore da 27,5” pollici. Sono gomme da Downhill specializzate nelle alte prestazioni in discesa grazie alla mescola supermorbida e la carcassa rinforzata. Il disegno battistrada scelto è il T, che indica “Trazione”, studiato per generare grip in ogni momento di guida e garantire un maggior senso di controllo. Mentre la sigla M indica ‘Mixed terrains’, ed è la più indicata per superfici sabbiose e rocciose tipiche della Rampage.

Incredibile Brendan! Per vedere le sue evoluzioni e scoprire il dietro le quinte della sua estrema attività vi consigliamo di visitare il suo profilo Instagram (@brendog1).